Dal MESSAGGERO DI SAN ANTONIO n. 5 di maggio 2022 di Lucetta Scaraffia
I nostri amministratori dovrebbero capire che informatizzare tutto non è una buona soluzione,m soprattutto per chi non è un nativo digitale.
Nel nostra Paese molte istituzioni pubbliche si vantano di aver avviato fondamentali sistemi di semplificazione burocratica spostando su internet tutti i processi di richiesta di documenti e certificati, dei quali la nostra vita attuale ha sempre maggiore necessità. Tutto sarebbe facile, veloce; come si dice, a portata di clic. Mi domando allora perché per quanto riguarda gli ultimi documenti che sono stati richiesti dall’amministrazione pubblica quali obbligatoriamente – e cioè la certificazione “verde” (il green pass) e lo SPID (il sistema pubblico di identità digitale) – appena stata resa pubblica la trafila per ottenerli si siano immediatamente attivati servizi privati paralleli, certo a basso costo, ma sempre a pagamento, per fornirgli ai richiedenti? Se fosse stato veramente così facile averli, non ci sarebbero state le file per ottenerli. La spiegazione forse sta nel fatto che il nostro Paese è in gran parte abitato da anziani che non hanno grande dimestichezza con Internet, oppure addirittura non hanno un computer. E non tutti possono ricorrere all’aiuto di figli, oppure non tutti vogliono scocciarli – che, del resto, anche nel migliore dei casi, lo fanno sempre un po’ pesare – e scelgono di cavarsela da soli. Pagando.
Ma questa innegabile realtà – della quale però i nostri amministratori dovrebbero tenere conto – se ne aggiunge un’altra: la farraginosità dei percorsi inventati per ottenere questi documenti. Se fossero chiari e semplici, le code ai servizi privati si dimezzerebbero., le difficoltà nascono dal fatto che questi percorsi rimandano ad altro, richiedono sempre garanzie che sia proprio l’interessato a richiedere quel documento. E finché viene richiesto il codice fiscale è facile. Ma poi bisogna intrecciare il nuovo percorso con documenti in rete pregressi e tutto questo richiede continuamente di far uso di una serie impressionante di password.
E proprio qui sta il problema: se ci si è dimenticati la password – cosa che, per esempio, a me succede quasi sempre – bisogna crearne un’altra. Niente di male se il Sistema accettasse le lettere e le cifre che proponiamo, facilmente memorizzatili. Ma non succede mai: il Sistema risponde minaccioso che non va bene, che questa password è già usata per altro – il sogno di chiunque è di avere una sola password per tutto! – oppure che è troppo facile. E di lì inizia una penosa ricerca di password che piacciano al Sistema, perché quelle proposte non vengono ritenute sufficientemente sicure. Certo, il suddetto Sistema ne propone una mostruosa, che il malcapitato non ricorderà mai e che quindi si rifiuta di usare. Evidentemente non è neppure previsto che ci siano persone a cui non importa nulla della segretezza, che non hanno niente da nascondere e che vogliono solo ottenere rapidamente e facilmente quel documento. Alla fine, esausti, si esce e si va nel negozio che risolve il problema. A pagamento.
Non c’è negozio che aiuti però se si deve, per esempio, cambiare il medico curante, anche se non si vorrebbe, ma solo perché il vecchio medico è andato in pensione. Perché il nuovo medico, quello che lo sostituisce, non prende in carico, automaticamente, i pazienti del collega non più in servizio? Certo con la possibilità, per chi vuole, di cambiarlo in seguito. Si risparmierebbero tanti fastidi, e questa sarebbe una semplificazione!
I nostri amministratori dovrebbero rendersi conto che informatizzare tutto non sempre è una buona soluzione, e lasciare la possibilità di un rapporto diretto con un impiegato, almeno per i chi non è nativo digitale, o anche è desideroso solo di un contatto umano che lo guidi in questa farraginosa foresta burocratica.