Cardinale Bassetti all’Istituto scolastico “Armida Barelli” da Vita Trentina
“La vita va vissuta, non va subìta. Mettete a disposizione degli altri i doni che il Signore vi ha dato”. E’ il messaggio che il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Gualtiero Bassetti, ha lasciato stamattina al termine di un dialogo di oltre due ore con circa 150 studenti delle classi della Scuola Professionale “Armida Barelli” di Rovereto e Levico. Accolto dal presidente Graziano Manica e dal direttore Bernardo Zanoner, Bassetti ha ripreso l’esempio della beata Armida Barelli (alla quale l’istituto scolastico trentino, unico in Italia, è dedicato) definendola “una donna coraggiosa, generosa e ottimista” e recuperando da tante sue scelte di vita l’invito ai giovani a “spendersi per gli altri, per i più poveri in particolare”.
Introdotto dall’Arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi (“il Cardinale è un uomo buono, che sa ascoltare i giovani”) e dal parroco di Santa Maria don Ivan Maffeis, per qualche anno suo stretto collaboratore alla CEI, il card. Bassetti ha sottolineato la soddisfazione nell’aver visitato e incontrato un’istituzione scolastica fedele ad un forte carisma educativo, all’altezza dei tempi e attenta all’inclusione: “Ringraziamo Dio per la qualità di questa formazione professionale – ha aggiunto, ringraziando anche l’assessore provinciale Mirko Bisesti – perchè girando l’Italia ci si accorge che il dramma della nostra scuola è che addestra in modo insufficiente i giovani al lavoro. Vedo anche nella mia diocesi quanto le scuole professionali salesiane danno ottimi risultati formativi e in una regione povera come l’Umbria riescono a far trovare poi occupazione all’ottanta per cento dei ragazzi diplomati”.
Gli studenti hanno quindi interrogato l’atteso ospite, che il giorno prima aveva presieduto a Rovereto l’Eucaristia nel ricordo di Armida Barelli beatificata sabato scorso a Milano, con una serie di domande sul senso della vita, sul lavoro, sul futuro e la guerra. Bassetti ha risposto facendo spesso riferimento alle parole del Papa, all’importanza di “tornare alle radici” ma anche saper “fare sogni belli”, aspirando ad obiettivi alti. In sala, una grande attenzione e applausi convinti.
Ha poi ricordato che ogni persona è unica e irrepetibile ed è chiamata “a vivere la vita, non a subirla, a lasciare che il Vangelo turbi la nostra coscienza e ci indichi la strada giusta”. “Anche la santità – lo insegna Armida Barelli – non sta nella gara a credersi i più bravi, ma è vivere bene e sviluppare i doni che Dio ci ha dato” – ha concluso – invitando i giovani ad essere “belli anche dentro, attrattivi per cambiare la società e il mondo: non fatevi catturare da nessuno, ve lo raccomando come un nonno, ma abbiate sempre come la Barelli il coraggio e la forza di essere voi stessi, come insegnano le beatitudini del Vangelo”.
Con questo desiderio (“il sogno di un ottantenne” lo ha definito), Bassetti ha concluso il suo dialogo auspicando che “voi giovani sappiate seminare i fiori del Vangelo in modo che chi vi incontra vi possa benedire: può bastare poco, anche un sorriso, per cambiare la vita di una persona”. E ancora: “Dio vi benedice,l ma voi dovete essere una benedizione per gli altri. Così che andando a dormire possiate dire: “Grazie Signore per le persone che ho potuto incontrare oggi”.