Ad Haiti oltre 1900 vittime. Ora il ciclone “Grace”

Di Gabriella Ceraso – Città del Vaticano da Vatican News

Allerta gialla sull’isola caraibica per l’arrivo di una tempesta tropicale che potrebbe complicare di molto i soccorsi nella zona sud dove si scava senza sosta tra le macerie per trovare i sopravvissuti al sisma di sabato scorso. La macchina della solidarietà, cui il Papa ha fatto appello all’Angelus, si sta mettendo in moto. La Caritas internationalis ha avviato una grande raccolta fondi

Sale vertiginosamente e drammaticamente il numero delle vittime ad Haiti a due giorni dal violento sisma di 7.2  Richter che sabato mattina ha seminato il panico specie nella zona sud occidentale del Paese. Mentre la terra continua a tremare in scosse di assestamento, le notizie che arrivano parlano ad ora di oltre 1900 morti e quasi 10mila feriti, con un imprecisato numero di dispersi: stiamo raggiungendo dunque le cifre spaventose – che il popolo dell’isola ha chiare nel ricordo – del terremoto di undici anni fa.

Ancora viva la preghiera corale e poi l’appello del Papa all’Angelus di domenica, che si è unito alla Chiesa di tutto il continente, per chiedere solidarietà e impegno a tutti i livelli per ” lenire le conseguenze di questa tragedia”. A questo proposito sta iniziando l’imponente raccolta fondi della Caritas internationalis, con un fondo già di 50mila euro, cui è possibile partecipare accedendo all’indirizzo www.caritas.org/donate-now/haiti-earthquake-2021/: servono cibo, acqua, tende, kit igienici e di primo soccorso. La situazione  – fanno sapere – sul terreno è “caotica, la portata del disastro non è ancora prevedibile”.

“Desidero esprimere la mia vicinanza a quelle care popolazioni colpite duramente dal sisma. Mentre elevo al Signore la mia preghiera per le vittime, rivolgo la mia parola di incoraggiamento ai sopravvissuti, auspicando che verso di loro si muova l’interesse partecipe della comunità internazionale: la solidarietà di tutti possa lenire le conseguenze della tragedia. Preghiamo insieme la Madonna per Haiti: Ave o Maria…”

Gli aiuti arrivano sotto la minaccia delle bande armate

La solidarietà inizia a manifestarsi con l’arrivo dei primi aerei con aiuti umanitari nella capitale Port-au-Prince. Il trasferimento alla popolazione, però, si sta mostrando più difficile del previsto, a causa dell’azione di bande armate che controllano a Martissant il passaggio lungo l’unica statale. Il problema lo rileva anche l’Unicef che è in prima linea. Il direttore generale Henrietta Fore, in un comunicato che traccia il drammatico quadro odierno ad Haiti, fa sapere che è massimo l’impegno per i bambini e le famiglie .Sono già stati consegnati a Les Cayes i kit medici per supportare 30.000 persone, con ulteriori aiuti sanitari, idrici e igienici in arrivo. Continueremo – afferma –  a dare la priorità alla ripresa dei servizi essenziali – inclusi acqua e servizi igienici, salute, nutrizione e riparo – per la popolazione colpita.

“Tuttavia, l’insicurezza legata alla violenza delle gang nella strada principale che collega la capitale al sud-ovest e nelle sue vicinanze potrebbe compromettere la risposta complessiva. Facciamo appello – sono le parole della Fore –  ai gruppi armati in queste aree affinché garantiscano alle organizzazioni umanitarie un accesso illimitato per fornire in modo sicuro ai sopravvissuti supporto e servizi salvavita tempestivi”.

Il sisma e la tempesta: popolazione sotto shock

Intanto si scava notte e giorno con ogni mezzo tra tonnellate di cemento di abitazioni, edifici, scuole, per trovare superstiti, un compito pericoloso e delicato, perché le scosse di assestamento continuano a ripetersi rischiando di far crollare edifici già molto indeboliti. Ed è corsa contro il tempo. Proprio questa notte, infatti, il governo che ha proclamato per un mese lo stato di emergenza, ha dovuto emanare anche una “allerta gialla” per l’imminente passaggio del ciclone Grace, declassato a tempesta tropicale e per ora in transito su Porto Rico. Il suo passaggio sulle province settentrionali di Haiti, indica l’ultimo bollettino statunitense, avverrà oggi a fine giornata e il timore è per lo straripamento di fiumi, le inondazioni e lo smottamento di terreno.

Le condizioni di Haiti sotto questo profilo sono già fragili. Ce ne parla padre Massimo Miraglio, camilliano di Cuneo presente a Jeremie da 17 anni, impegnato con i confratelli nella costruzione di un ospedale che punta ad essere un riferimento importante nella zona, tra le più colpite dal sisma. Il terremoto – spiega – ci ha colto di sorpresa e non eravamo pronti. Qui la gente è abituata a far fronte a uragani e inondazioni per cui ha reagito con molto panico”. Il problema più grande  – stando alle parole del religioso – è nella parte bassa e storica che è crollata, ma soprattutto nella zona montagnosa che circonda Jeremie.

Sulle montagne la gente non ha più nulla

“Mi hanno fatto sapere – dice padre Massimo –  che le abitazioni sulla montagna, già precarie, sono crollate creando diversi feriti e morti in luoghi dove non c’è accesso ai centri sanitari, che quando sono presenti, mancano di ogni tipo di materiale che permetta il soccorso. Inoltre il terremoto ha generato slavine di terra che hanno portato giù le abitazioni. La causa – spiega- è il disboscamento selvaggio in atto nell’isola da anni”. Il quadro è drammatico: “la situazione generale – afferma – è fragile e la vita della gente è sempre precaria a causa della povertà, dei danni ambientali dovuti appunto al disboscamento legato alla ricerca del carbone che qui è fonte di guadagno, e dalla difficoltà di spostarsi sul territorio. Le vie di comunicazione già difficili sono state danneggiate ancora di più dalle slavine e dal terremoto e abbiamo tante aree totalmente isolate.

Serve un aiuto immediato

I pochi ospedali nelle regioni colpite stanno lottando per fornire cure di emergenza. I pronto soccorso sono saturi e già privi di tanto materiale. Per questo padre Massimo lancia un appello: servono medicine e soprattutto serve materiale di primo soccorso, garze, bende, disinfettanti. Ricordiamo che il Paese poverissimo è afflitto dalla pandemia che ha creato il caos nelle strutture ospedaliere con circa 20mila casi di contagio. “Questa catastrofe – conclude padre Massimo – renderà ancora più ingestibile l’afflusso dei malati, che arrivano qui da tutta la provincia. Pensate che nella zona di Jeremie per 800mila persone c’è un solo ospedale!”.

Ultimo aggiornamento 17 agosto 2021 ore 23.00

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