Ecco la vera Piazza San Pietro
Era lo specchio del mondo ieri sera , cioè un deserto.
Ciononostante in quel vuoto oltre il tramonto, oscurato da un cielo plumbeo e minaccioso, c’eravamo tutti:
i malati, i fiduciosi ed anche – soprattutto – gli spossati; i familiari di chi ha fatto l’ultima sua Pasqua (se pure anticipata rispetto ai nostri calendari);
i sanitari d’ogni ambito, esperti a combinare assieme sensazioni d’impotenza e operosità instancabile, delicata e comunque fiduciosa;
i responsabili della vita pubblica, coscienziosi e stremati da un sovrapporsi di decisioni mai sufficienti ed adeguate;
forze dell’ordine, costrette a constatare che pure per loro è una missione;
i volontari, esperti del rischio, e gli operatori d’ogni settore che ci consentono di andare avanti.
C’eravamo tutti, anche i “quarantenari”, e i sani, forzatamente trincerati dietro porte e balconi.
Anche gli scettici, nascosti nell’oscurità del colonnato, e la moltitudine immensa di contagiati dei Paesi poveri che anche in questa emergenza contano meno degli altri.
C’erano pure i transitati all’altra sponda, ma stavano in alto e, mano nella mano con i santi del Bernini, formavano un’interminabile catena.
Sì, c’eravamo, era solo il crepuscolo a nasconderci.
E a renderci visibili quell’uomo, Francesco, solo e barcollante: quale migliore icona di noi umanità davanti a Dio?
Si reggeva al braccio d’un prete, a riprova di quanto aveva detto in verità: “Da soli no, non possiamo andare avanti!”.
Grazie, Francesco, per averci fatto riascoltare il dramma evangelico di quella tempesta sul mar di Galilea.
Grazie per aver messo le nostre paure accanto a quelle dei Dodici e averne parlato con i toni delle nostre realissime sensazioni.
Grazie, Francesco, per averci provocati a nome del Signore d’ogni tempesta, con quel “Perché avete paura?”.
Tu lo potevi ben ripetere: da te noi ce lo lasciamo dire…
Dopo che hai prestato le tue fragili braccia al Signore della Vita, per benedire il mondo senza esclusione di punti cardinali, ha toccato il cuore vederti procedere stanco recando quel prezioso ostensorio di sghimbescio; no, non era mancanza di rispetto, ma vera icona: a ricordarci l’Uomo della croce, non decorosamente esposto ai nostri sguardi, ma piegato d’impotenza e reclinato, solidale su quel legno ormai per sempre.
Grazie, Francesco, per le Sue – e tue – Parole:
“Non abbiate paura!”.
E tu, o Dio, che nell’oscurità ti nascondi ai nostri occhi, tu Padrone di tutti gli uragani, cambia in speranza viva ogni illusione ed ogni attesa: che lo scrosciare dell’acqua d’ieri sera sia preannuncio che tu non puoi resistere più a lungo alle nostre grida silenziose!
Grazie, comunque, o Padre, per quell’ascolto che già ci hai riservato: quella piazza deserta e silenziosa ci era ieri vicina più che mai.
Eri Tu a riempirla, Amante misterioso che a volte ci deludi, ma che mai e poi mai ci neghi solidarietà e condivisione.