(testi ripresi in gran parte dal settimanale Diocesano VITA TRENTINA dell’8 Agosto 2021)
VACCINI E CELLULE FETALI
La Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede (il più autorevole organismo della Chiesa in fatto di Fede e Morale), uscita il 20 dicembre 2020, afferma che quando non sono disponibili vaccini contro il Covid 19 eticamente ineccepibili» è «moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid 19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione». La Nota si riferisce a tessuti cellulari ottenuti «da due feti abortiti non spontaneamente» negli anni ’60 del secolo scorso. Per “linee cellulari” s’intende in sostanza la
coltivazione di cellule fetali in modo tale da averne a disposizione un grande numero per poter effettuare la ricerca scientifica. Una volta raggiunti i risultati sperati, la produzione dei vaccini avviene in laboratorio senza alcun ricorso ad altre cellule fetali. È lecito l’uso di vaccini provenienti da quelle linee cellulari ? La Congregazione per la Dottrina della Fede risponde positivamente, motivando l’affermazione con queste parole: «nei casi di utilizzazione dì cellule
procedenti da feti abortiti per creare linee cellulari da usare nella ricerca scientifica esistono responsabilità differenziate di cooperazione al male. Nelle imprese, che utilizzano linee cellulari di origine illecita, non è identica la responsabilità di coloro che decidono l’orientamento della produzione rispetto a coloro che non hanno alcun potere di decisione», e dunque di chi realizza, diffonde o utilizza il vaccino. Sempre secondo la Nota Vaticana, è duplice la ragione che rende
moralmente lecito il ricorso al vaccino:
- «il tipo di cooperazione al male (cooperazione materiale passiva) dell’aborto procurato da cui provengono le medesime linee cellulari, da parte di chi utilizza i vaccini che ne derivano, è remota (cioè lontana nel tempo)
- il dovere morale di evitare tale cooperazione non è vincolante se vi è un grave pericolo, come la diffusione, altrimenti incontenibile, di un agente patogeno grave», come in questa drammatica pandemia di Covid.
OBBLIGATORIETA’ O MENO DEI VACCINI
A tale riguardo, la Nota vaticana si esprime in questi termini:
«Appare evidente alla ragione pratica che la vaccinazione non è, di norma, un obbligo morale e che, perciò, deve essere volontaria. In ogni caso, dal punto di vista etico, la moralità della vaccinazione dipende non soltanto dal dovere di tutela della propria salute, ma anche da quello del perseguimento del bene comune. Bene che, in assenza di altri mezzi per arrestare o anche solo per prevenire l’epidemia, può raccomandare la vaccinazione, specialmente a tutela dei più deboli ed esposti. Coloro che, comunque, per motivi di coscienza, rifiutano i vaccini prodotti con linee cellulari procedenti da feti abortiti, devono adoperarsi per evitare, con altri mezzi profilattici e
comportamenti idonei, di divenire veicoli di trasmissione dell’agente infettivo. In modo particolare, essi devono evitare ogni rischio per la salute di coloro che non possono essere vaccinati per motivi clinici, o di altra natura, e che sono le persone più vulnerabili».
Papa Francesco ha esaminato la presente Nota e ne ha approvato la pubblicazione il 17 dicembre 2020
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In questo dibattito altri hanno notato che “non è il primo caso di vaccini che impiegano cellule fetali da aborti elettivi, essendo queste ultime utilizzate già dagli anni ’60. Vaccini che sono impiegati per immunizzare contro la rosolia, la varicella, l’epatite A, la poliomielite e l’herpes zoster. Linee di cellule fetali umane vengono anche usate per produrre alcuni farmaci contro l’emofilia, l’artrite reumatoide e la fibrosi cistica”.
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IL PARERE DI UN MEDICO AUTOREVOLE
La fake news degli aborti per i vaccini Che ci siano donne che vengono ingravidate appositamente per poi “rubare” loro il feto, abortito ma vivo (procedura tra l’altro scientificamente impossibile) e usato per sviluppare i vaccini, è assolutamente falso e inverosimile”. Lo afferma la dott.ssa Roberta Villa in un testo dell’Osservatorio Malattie Rare che spiega da dove sia nata questa convinzione errata ma purtroppo accreditata nei mesi scorsi in ambienti anche cattolici.
“Come in quasi tutte le fake news — spiega la dott. ssa Roberta Villa – un fondo di verità c’è. I virus che servono per produrre alcuni vaccini sono dunque coltivati su cellule che derivano, attraverso innumerevoli generazioni, dai tessuti donati alla ricerca da due donne che negli anni Sessanta si erano sottoposte ad un’interruzione volontaria della gravidanza. Se è vero che questi virus sono coltivati su cellule di origini fetale — prosegue la dott.ssa Villa – non esiste assolutamente un commercio di feti e non vi è alcun incentivo ad abortire”.
LA FIDUCIA IN DIO NON DEVE ESSERE MIRACOLISTICA
La Bibbia invita a pregare, ma anche a ricorrere al medico. Accadde al parroco di un piccolo paese, sperduto in una remota vallata. Aveva da poco festeggiato i suoi 50 anni di sacerdozio (che non sono una bazzecola). Qualche giorno dopo, ecco che piogge torrenziali fanno pericolosamente salire il livello del torrente che attraversa il paese. La chiesa è inondata, la canonica – situata a un
livello ancor più basso – è sommersa. Arrivano dei pompieri per portare in salvo l’anziano parroco, ma si scontrano con il suo sorriso disarmante: “Non preoccupatevi per me, io mi affido al buon Dio. Dopo 50 anni di fedele servizio, non può certo abbandonarmi…”. Le acque, intanto, continuano a salire. Una seconda èquipe di pompieri giunge con un canotto cercando di convincere il buon prete a lasciare la canonica, ma ottiene lo stesso risultato dei precedenti. “Non temete, io ho fiducia, il Signore mi ricompenserà”. Durante il giorno arriverà anche un elicottero… ma inutilmente. Alla fine, ciò che si temeva accade: il prete è inghiottito dall’inondazione
impetuosa… e si ritrova alla porta del Paradiso. Si manda a chiamare san Pietro: “Vieni subito! C’è qui qualcuno che chiede di te e sembra molto scontento!”. In effetti, il prete è furioso: “Ho donato tutta la mia vita al Signore, con l’unica passione di rendergli testimonianza… ed eccomi oggetto di ridicolo davanti a tutti!”. San Pietro cerca di calmarlo: “Attenda! Un momento di pazienza! Dov’era parroco lei?”. “Nella parrocchia di XXX in fondo alla valle…”. “Ah, già – ribatte san Pietro – ma mi dica, reverendo: il Signore le ha mandato in soccorso ben due squadre di pompieri e un elicottero? Perché mai non ne ha approfittato?”.
La fiducia in Dio, nei momenti della prova, accomuna tutte le religioni. Anche il Cristianesimo? Nel Cristianesimo la fiducia è un’espressione della Fede, che è relazione con il Signore, cioè ascolto docile e impegno a mettere in pratica ciò che egli dice. Se si prescinde da questo, una fiducia, se pure cieca, potrà essere espressione religiosa… ma ha ben poco di cristiano. La fiducia cristiana è fatta anzitutto di amorosa attenzione a ciò che Dio ha da dire, perché parla il Signore… e come che parla! Nella Bibbia si legge:
“Onora il medico per le sue prestazioni, perché il Signore ha creato anche lui…Figlio, non trascurarti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà. Allontana l’errore, regola le tue mani, purifica il cuore da ogni peccato… Poi ricorri pure al medico, perché il Signore ha creato anche lui: non stia lontano da te, poiché c’è bisogno di lui. Ci sono casi in cui il successo è nelle loro mani…”(cfr. Siracide 38,1-13). “Figlio”: sì, parole di Dio queste, come di un padre che si rivolge ai suoi figli.
La conclusione, a dire il vero, lì per lì lascia un po’ perplessi: “Chi pecca contro il proprio creatore cada nelle mani del medico” (38,15). Come interpretarla? Nel suo contesto, ovviamente: a peccare contro il proprio Creatore è anzitutto quel tale che rifiuta l’esortazione: non vi è altra alternativa per lui se non quella di provare sulla sua pelle ciò che significa sottostare all’operato dei medici, spesso necessariamente complesso e dall’esito positivo non sempre scontato.
Non di rado la fiducia incondizionata in Dio, quale alternativa al ricorso alla medicina e all’osservanza delle prescrizioni sanitarie, è caratteristica di persone pie e devote. In tal modo tuttavia non s’accorgono di operare un’indebita selezione tra gli insegnamenti del Vangelo: prendono ciò che le interessa, le gratifica o non le disturba troppo, trascurando invece l’essenziale: la misericordia operosa in tutte le sue variegate manifestazioni, unico criterio decisivo di giudizio per tutti (perfino per i non credenti, quindi a maggior ragione per i credenti; cfr. Matteo 25,31-46).
A riprova del fatto che tale fiducia incondizionata sostituirebbe a meraviglia qualsiasi altro accorgimento umano, a volte si porta l’esempio dei santi: certuni, affidandosi radicalmente alla Provvidenza, avrebbero ottenuto interventi prodigiosi. Senza entrare nel merito della verità o meno di tali narrazioni, chi se ne avvale per giustificare la sua incondizionata fiducia in Dio o nella Madonna, trascura un particolare tutt’altro che irrilevante:
quei santi, generalmente, erano audaci operatori di misericordia; si prendevano a cuore la sorte dei poveri di qualunque categoria o situazione. Non si affidavano a Dio per se stessi, ma per gli altri. Avevano ben chiaro l’essenziale del vangelo.
La storiella riferita all’inizio (il prete che rifiuta gli interventi degli uomini per attendere quello prodigioso del Cielo) potrà far ridere. Ma una volta conclusa la risata, non sarà superfluo ricordare l’esperienza di Gesù Cristo, tentato dal Maligno di gettarsi dal pinnacolo del tempio, nella certezza che gli angeli l’avrebbero preso al volo per impedirgli di rompersi l’osso del collo… Non lo fece. Non si gettò affatto. Diede anzi una risposta (cfr. Matteo 4,5-7) che i credenti, anche al giorno d’oggi, farebbero bene a tener presente: “Non tentare il Signore Dio tuo!”. Confondere un certo incondizionato fidarsi di lui con la presuntuosa pretesa di metterlo alla prova è atteggiamento che ha più a che vedere con l’inganno che con la Fede vera e con il vangelo.
L’asina di Balaam