Domenica 28 febbraio – COLORE VIOLA
Indossare il viola e adornare di questo colore il luogo in cui ci ritiriamo a pregare, significa aspirare all’incontro con Dio, portarsi verso la luce del suo mistero e sbarazzarsi di tutto di tutto ciò che impedisce questo incontro.
È curioso: nella nostra tradizione culturale il viola rappresenta il colore dell’afflizione, della penitenza, di quello che i nostri vecchi chiamavano il ‘mezzo lutto’; ma nella fisica della luce il viola è la frequenza più alta che il nostro occhio possa percepire.
Per questo in altre culture religiose il viola rappresenta il colore della relazione con il divino, con la trascendenza, la sfera più alta di energia vitale a cui possa attingere l’uomo.
Ma ogni forma di attaccamento ostacola il raggiungimento di questa dimensione, dai beni materiali al desiderio di possedere o manovrare gli altri, al bisogno di avere sempre ragione e di restare attaccati ai propri schemi di pensiero separanti…
Non sono forse queste anche le cose da cui siamo chiamati a liberarci perché inquinano il nostro cuore e ci avvelenano?
Indossare il viola e adornare di questo colore il luogo in cui ci ritiriamo a pregare, significa allora aspirare all’incontro con Dio, portarsi verso la luce del suo mistero e sì, sbarazzarsi di tutto ciò che impedisce questo incontro.
Dopo il viola, c’è il bianco che contiene in sé tutti i colori perfettamente integrati. Tanto più bianco quanto più perfettamente integrati, dal rosso al violetto. Il bianco è il colore della risurrezione, quello verso cui muove Gesù. Sul Tabor ne abbiamo un’anticipazione sfolgorante.
Dal Vangelo secondo Marco (9, 2-10) – E le sue vesti divennero splendenti
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
Preghiera
Aiutaci Signore a metterci in ascolto,
a pregare anche per chi è lontano da noi,
per chi ha donato la propria vita per gli altri.
Fa’ che ognuno di noi possa vedere nell’altro il tuo volto