Qui potete vedere la benedizione “urbi et orbi” e qui il testo
Omelia Pasqua di Risurrezione
(Messa celebrata a porte chiuse e trasmessa in streaming)
cattedrale di Trento, 12 aprile 2020
Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. (Mt 28,1b)
In queste settimane cariche di dramma, è diventato complicato perfino visitare la tomba dei nostri cari. Per molti non c’è stata nemmeno la possibilità di accompagnarli nel momento della sepoltura. Non raramente, ci siamo trovati a commentare la terribile sofferenza di chi non ha potuto accompagnare, nel loro patire e morire, i propri familiari. Dalle pieghe di queste nostre confidenze, emerge il nostro amore struggente: per questo siamo fortemente a disagio nel vedere i loro volti e le loro storie finire nella fredda conta giornaliera dei morti. Come le donne, a muoverci è l’amore, nel tentativo di salvare la memoria di chi ci ha lasciato. Ma, come le donne, l’orizzonte si ferma al toccare la tomba, nell’intento di preservarne almeno il ricordo.
Non abbiate paura! So che cercate Gesù, non è qui. (Mt 28,5)
Le parole dell’angelo ci raggiungono con la stessa forza e intensità in questo preciso momento. Ci esortano a non fermarci alla pietra sepolcrale, ma ad andare oltre.
Il Risorto ha lasciato vuota la tomba, cammina sulle strade della vita e lì ci attende. Da quel giorno non esistono “buchi neri”, dove la luce viene risucchiata dalle tenebre. La Pasqua capovolge la realtà, proietta luce anche sul buio più fitto.
Il Risorto lo trovi nel grido vittorioso dei bambini che continuano a nascere, nella dignità con cui molti si abbandonano all’ultimo respiro, nel gesto pieno di tenerezza di chi si sta prendendo cura dei nostri malati, nel sacrificio quotidiano di chi, nell’anonimato, lavora per garantirci i servizi essenziali; nel grande desiderio di tornare al calore dell’incontro personale.
Ma il Risorto, prima ancora che noi lo cerchiamo, ci precede in quella Galilea rappresentata da questi giorni oscuri.
Egli ha tramortito e costretto al silenzio i tanti guardiani del sepolcro, avidi di denaro, ammaliati dagli affari, compiaciuti dalle conquiste tecnologiche a cui ormai era affidata ogni soluzione, assidui nel mettere il bavaglio a quanti invocavano un mondo con al centro la tutela dei più deboli, la dignità del lavoro, la salute, la salvaguardia del creato. Le parole di questi guardiani risultano sempre più vuote e fastidiose.
I tratti del Risorto stanno tornando a lasciare traccia nelle nostre agende, facendo risaltare le ragioni dell’uomo, a cominciare dal valore della salute e dal bisogno di relazioni autentiche. Quei tratti sono rimasti per troppo tempo relegati a fondo pagina.
Coraggio, ripartiamo! Preceduti dal Risorto. Egli non è, semplicemente, un Uomo tornato dai morti, ma Dio che ci regala il suo incredibile modo di vivere: catino, asciugatoio, grembiule, sono a nostra disposizione. Non tiriamoci indietro.
Il Risorto, come è tipico di chi ama, rimane dietro le quinte, si muove in punta di piedi, non forza la mano. Guardati attorno e lo troverai al tuo fianco. Ne abbiamo avuto la prova in queste settimane, quando con commozione e sorpresa abbiamo visto tante donne e tanti uomini rischiare la vita, frequentare la gratuità e la generosità, spendersi senza riserve. Senza che ce ne accorgessimo, il Risorto li stava preparando per noi.
+ arcivescovo Lauro