Riflessioni proposte dal servizio missionario della Diocesi di Trento

Lunedì 29 marzo.

Maria di Magdala recandosi al sepolcro che trovò vuoto, subito viene assalita da un’angoscia perché il corpo lo pensa “rubato” e non sa dove sia.

Corse all’ora da Simon Pietro e dall’altro discepolo che Gesù amava. Tutti accorsero al sepolcro, arrivato per primo Giovanni, si fermò davanti e chinatosi, vide le bende per terra ma non entrò. Simon Pietro, arrivato poco dopo, entrò e vide che il sudario era piegato in parte. Giovanni capì che vi poteva essere sottrazione di un corpo nudo. Entrò nel sepolcro, vide e credette. Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura ovvero che Egli doveva risuscitare di morti.

Il sepolcro ci fa memoria di chi vi è sepolto. Ci si va per stare ancora vicino ad un nostro caro, si prega e ci si allontana con il suo ricordo nel cuore.

Questo sepolcro vuoto, ci invita a credere che la morte non sia l’ultima parola della nostra vita. Spesso crediamo solo a quello che vediamo, ma il sepolcro vuoto ci dice quanto è grande l’amore di Dio. Solo Gesù Risorto ci mostra quanto Dio sia un Dio dei vivi e non dei morti.

Oggi non è possibile vedere concretamente Gesù risorto ma possiamo vedere e godere dei frutti del suo amore.

L’amore dà la vita e vince la morte. È il sigillo della vera relazione che ci unisce al nostro Creatore. Oggi, come duemila anni fa, vedere e credere è possibile.

 

Martedì 30 marzo. Vedere la vita

Alcuni giorni fa trovandomi vicino al letto di Maria, persona anziana e bisognosa di cure, rimango colpita dalla sua espressione di tristezza, mi avvicino, mi dice che ha freddo e la copro per bene con una coperta. Le metto a posto i fili delle flebo, ossigeno e catetere. Questi movimenti, che volutamente faccio molto lentamente, mi permettono di starle vicina il più a lungo possibile.

Mi dice “Sono stanca, non ce la faccio più, lasciatemi andare!”.

Le stringo la mano ancora più forte. Vorrei che le arrivasse un po’ di calore. L’ascolto, mi fermo un po’ con lei.

Mi racconta della sua vita che ritiene ricca di esperienze affettive e lavorative ma ora, che è sola, non ha più voglia di combattere. Ascolto la signora, sedendomi vicina a lei. Ogni tanto l’accarezzo. Accarezzo il suo viso, ed ogni solco e ruga, segna tanta esperienza di vita e tanti pensieri.

Percepisco questo suo lasciarsi andare in una sorta di stanchezza.

Vive sola e non sa come affrontare l’eventuale dimissione a casa. Cerco di rassicurarla, le chiedo se sta meglio con la coperta, le dico “Maria cerca di riposare, domani mattina vedrai tutto con altri occhi”. Mi ringrazia e mi chiede di non lasciarla sola. “No Maria tranquilla, passo spesso a vederti”.

 

Mercoledì 31 marzo. Riflettere con la Parola

Quando nelle nostre Comunità viene a mancare qualcuno, è naturale accompagnarlo al cimitero con la nostra preghiera e lì andarlo a trovare ogni qualvolta ne sentiamo il bisogno. In questa celebrazione di Pasqua troviamo, come brano evangelico, la scoperta del sepolcro vuoto. È ancora buio nella nostra vita quando, se abbiamo fede e amore, Gesù si manifesta come risorto.

Spesso arriviamo secondi come Pietro all’incontro con Gesù ma davanti all’amore di Dio ci sono solo i primi posti.

Non dobbiamo vedere questo brano come una cronaca di ciò che avvenne il giorno della Risurrezione del Signore bensì come un cammino di fede che riconosciamo andando in contro a Lui con fiducia pronti ad una vita nuova.

Osserviamo che Giovanni, arrivato al sepolcro, non entra subito ma vede il sudario messo e piegato bene, non certamente di una persona che è stata portata via d’improvviso. Anche Simon Pietro entrò nel sepolcro e osservò i teli posati e il sudario riposti in un luogo a parte. Entrò anche Giovanni, che era giunto per primo al sepolcro, vide e credette. Non siamo davanti al “vedere materiale” ma cogliamo ancor di più un bisogno di vedere profondo e di sentirci amati come Lui ci ha sempre amato.

Le meraviglie del Signore le troviamo ogni giorno nella nostra quotidianità, nel nostro lavoro, nel profilo di una montagna, nei fiori che vediamo crescere nei prati, nell’acqua che scorre nelle nostre sorgenti. È bello meravigliarsi di quanta bellezza siamo ricchi e siamo circondati. La Risurrezione di Cristo è un evento sempre attuale, contemporaneo ad ogni uomo, fino alla fine del mondo. Per chi è stato in Terra Santa ed ha potuto sostare in preghiera davanti al Sepolcro di Gesù, si è trovato nelle medesime condizioni dei due apostoli: il sepolcro è vuoto, ora, come allora!

La Risurrezione è un fatto: se ci crediamo davvero, la nostra vita cambierà a cominciare dalle convinzioni sulla morte. È il nostro modo di vedere le cose che interpreta la realtà. Davanti al vuoto Giovanni vede il pieno. Davanti ad un’assenza, scorge una presenza. Giovanni vide e credette alle meraviglie del Signore.

Giovedì 1 aprile. Agire in concreto

Impegniamoci concretamente nelle nostre comunità a essere più vicini alle persone sole. In questo tempo di pandemia, si ha l’impressione che si siano moltiplicati i casi di solitudine. Purtroppo, e sicuramente, perché ci è stato imposto. È bastata una piccola entità cellulare per metterci in ginocchio. Noi che ci consideravamo invincibili ci siamo resi conto che non siamo padroni di nulla. Abbiamo bisogno di un nuovo umanesimo, di rimettere al centro l’Uomo.

Ma troviamo altri potenti mezzi di comunicazione per arrivare anche più lontano. Cerchiamo di coinvolgere anche i giovani delle nostre parrocchie che, sicuri della loro spensieratezza non possono che portare gioia e un pizzico di umorismo in più nelle famiglie dei nostri anziani.

Una telefonata accorcia la distanza. È un modo per ringraziare il Signore del tanto che ci ha donato.

 

Venerdì 2 aprile. Preghiera

Signore Gesù,

ti ringrazio per le cose che mi hai donato in questo giorno.

Ho potuto godere dell’alba, del tramonto in salute,

ho potuto stare vicino ai miei cari

e alle persone che in ospedale hanno tanto bisogno.

Aiutami a scegliere l’amore ogni giorno.

Aiutami ad avvicinarmi a chi soffre,

a chi è triste, a chi è in difficoltà, a chi è solo.

Aiutami a seminare amore.

Signore ti chiedo, con tutte le mie forze,

di aiutarmi a trovare le parole giuste

e a donarmi occhi per vedere i veri bisogni

di chi mi è vicino e aspetta da me un conforto.

Signore, quando ti invoco ascolta la mia preghiera.

 

Sabato 3 aprile. In famiglia

A volte, chi è ammalato oppure sente il peso degli anni e la debolezza della vecchiaia, fa fatica a vedere la bellezza della vita e a credere ancora alle sue promesse.

Di sicuro c’è qualcuno vicino a noi che si trova in questa condizione: che cosa possiamo portargli in dono per annunciargli che oggi la vita ha vinto la morte, anche per lui? Per esempio: delle uova che abbiamo decorato durante la Settimana Santa? Una focaccia con l’ulivo benedetto? Una composizione che unisce il secco della morte alla nuova vita da coltivare? Una poesia, una canzone, delle parole che diano senso al dono?

 

Preghiera

Signore, Maria di Magdala e gli apostoli hanno saputo guardare oltre alla morte. Aiutaci a fare come Giovanni, che non si arrese davanti ad un sepolcro vuoto, ma che vide e credette.

 

Domenica 4 aprile. Commento

Il giorno di Pasqua è un giorno strano. Non basta “sapere” che Gesù è risorto, occorre necessariamente fare esperienza dell’incontro con il Risorto. La mattina di Pasqua è un tempo ancora sospeso nel vedo-e-non-vedo attraverso i lembi delle nebbie che fluttuano attorno alla pietra rotolata via dal sepolcro. Maria di Magdala dovette sentire la voce del Maestro che pronunciava il suo nome prima di aderire alla stupefacente notizia. Gesù prende tutto il tempo che occorre per incontrare e contattare uno per uno tutti coloro che erano passati attraverso i giorni della Passione. Maria, Pietro, Giovanni, i discepoli di Emmaus, Tommaso e poi tutta la comunità. Gesù deve passare il Suo sguardo nello sguardo degli amici per rendere la realtà della risurrezione un esperienza personale profonda e indelebile. I tempi di Dio non sono i nostri tempi. Noi siamo impazienti e vorremmo tutto e subito, nella vita come nelle nostre esperienze spirituali. In missione la notte di Pasqua si battezzano i catecumeni che hanno camminato per tre anni sulle vie della Parola annunciata e condivisa. L’acqua del battesimo dona una gioia incontenibile ai neofiti, le danze e i canti si susseguono per giorni e notti durante tutta la settimana di Pasqua. I neobattezzati, spinti da un irrefrenabile gioia, percorrono villaggi e quartieri annunciando la loro gioia senza falsi pudori e diventano loro stessi annunciatori e missionari di una presenza che ormai coinvolge le loro vite per sempre.

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