VULNERABILI. Atti di speranza nella pandemia

qui la prima puntata

Testimoni “sostenibili” (scheda per la riflessione nella comunità cristiana)

 

NON POSSEDIAMO CHE GESU’ CRISTO E IL SUO AMORE (Atti 3,1-10)

 

1Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. 2Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l’elemosina a coloro che entravano nel tempio. 3Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrare nel tempio, li pregava per avere un’elemosina. 4Allora, fissando lo sguardo su di lui, Pietro insieme a Giovanni disse: «Guarda verso di noi». 5Ed egli si volse a guardarli, sperando di ricevere da loro qualche cosa. 6Pietro gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, àlzati e cammina!». 7Lo prese per la mano destra e lo sollevò. Di colpo i suoi piedi e le caviglie si rinvigorirono 8e, balzato in piedi, si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio camminando, saltando e lodando Dio. 9Tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio 10e riconoscevano che era colui che sedeva a chiedere l’elemosina alla porta Bella del tempio, e furono ricolmi di meraviglia e stupore per quello che gli era accaduto.

 

Il Vescovo Lauro

 

– nello storpio, soprattutto in quest’ora della storia alle prese con la pandemia, possiamo vedere ciascuno di noi, le nostre fragilità, l’umanità e l’intero creato sofferente;

– non serve guardare al passato e lamentarsi dei tempi; come Pietro e Giovanni bisogna avvicinarsi, farsi prossimo alla persona debole e fragile, riscoprire il senso del limite e il nostro essere tutt’uno con il creato;

– il dono da portare come cristiani e come Chiesa non può essere che la persona di Gesù, il Dio nuovo che è un tutt’uno con l’umano; è Lui che ci rialza, ci mette in piedi;

– il vescovo, nell’orientare la Chiesa a “prendere il largo” ha bisogno delle riflessioni e indicazioni dei fedeli.

 

In ascolto di testimoni:

 

CHE COSA RACCOGLI DA CIASCUNA TESTIMONIANZA?
Filippo Riz

(Gestore di rifugio)

don Mario Bravin

(Parroco di Canazei-Campitello)

Maria Bosin

(Sindaca di Predazzo)

 

PER RIFLETTERE:

  • La Chiesa, dietro a Pietro e Giovanni, in tempo di pandemia, deve farsi incontro e accompagnare le persone che sperimentano lutto, sofferenze, e difficoltà a guardare con serenità al futuro. Quali iniziative hanno trasformato la crisi in opportunità di incontro, di aiuto a coloro che più subiscono la situazione, e di spiritualità?
  • Lamentele e pianti sterili sulla società e sulla Chiesa sono controproducenti, inutili. I problemi si devono guardare in faccia con speranza, vanno condivisi, e le soluzioni richiedono partecipazione e collaborazione. Quale cambiamento di mentalità comporta questo? Quali collaborazioni vi paiono da coltivare anche con le istituzioni pubbliche? Cosa rispondi al vescovo che chiede il tuo contributo di riflessione per portare la Chiesa al largo?
  • Nell’intervento del vescovo, nelle riflessioni del professor Battiston e nelle testimonianze si è considerata l’importanza della cura dell’ambiente naturale, la ricchezza del “messaggio” della montagna, il valore dell’accogliere i turisti offrendo loro nuove proposte: progetti ecosostenibili, spazi di contemplazione, proposte di spiritualità e di fede cristiana. Cosa deve cambiare nel nostro stile di vita per rispettare la natura, dove tutti sono ospiti? Come può essere attenta all’ospite la comunità cristiana per rispondere ai suoi bisogni più profondi e autentici?
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