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I QUINDICI MINUTI DI FRANCESCO qui l’originale

Abilitato per decreto, subito sul campo per visitare a domicilio i malati di Covid. È la storia di un altro giovane medico in tempo di pandemia. E della «cura che il Signore ha per me»

Paola Bergamini 12.01.2021

Il 23 marzo, con decreto ministeriale, Francesco si sveglia medico, senza esame di abilitazione. Era quello che desiderava, ma quando dalla Asl di Rimini lo chiamano per affiancare i medici di base nella cura a domicilio dei pazienti Covid, subentra la paura di portare a casa il contagio e soprattutto di non essere all’altezza, con l’aggravante che gli ricordano i colleghi: «Stai attento, che se sbagli parte la denuncia».

Per imparare, solo quindici giorni di affiancamento con un medico. Durante un viaggio in macchina il collega, di qualche anno più vecchio, gli racconta che la sua vita è cambiata quando tre anni prima era stato da un missionario in Nuova Guinea: «Ho incontrato un uomo che amava me e gli altri come non avevo mai visto. Ho trovato la fede. Da allora ho cambiato vita. Basta donne, divertimenti. O, almeno, ci tento». Ascoltandolo, Francesco rivive il suo l’incontro con il cristianesimo. E replica: «Viviamo una cosa bella, che si veda». Tra loro nasce una familiarità tale che i colleghi dicono: «Certo che si vede che siete amici da una vita…». Non si erano mai incontrati prima.

Cambia anche il modo di lavorare. Prima di entrare nelle case, Francesco si deve bardare. Poi, ha quindici minuti per la visita. Ha deciso di impiegare i primi dieci per capire le condizioni del paziente, se c’è bisogno di ricovero o se è sufficiente tenerlo monitorato, per il resto del tempo parla con lui e i familiari per capire di cosa hanno bisogno. Sono per lo più anziani, spesso soli. Nei giorni successivi li chiama per sapere come stanno. Il figlio di una signora gli dice: «Ma hai telefonato solo per sapere come sta la mia mamma? Non ci posso credere che in mezzo alla confusione e alla paura di questo periodo ci sia uno come te. Questa sera posso andare a letto sereno».

Carmelo ha 89 anni e da qualche giorno ha la febbre, quindi sospetto contagio. Francesco lo visita e subito si accorge che il Covid non c’entra. Ha una mano gonfia per una ferita infetta che si è fatto in campagna. «Dovete andare in ospedale per farla curare», gli dice. «Non se ne parla nemmeno», la risposta. Francesco manda la moglie in farmacia e rimane tre ore a disinfettare e suturare la ferita. Dopo quattro giorni lo chiama. E Carmelo: «Ma con tutte le visite che hai da fare chiami me? Per la mia mano?», e si mette a piangere.

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