CATTOLICO ITALIANO, CHE COSA PENSI?

Messaggio del Presidente dell’Istituto Toniolo
S.E. Mons. Mario Delpini, in occasione della
96 a Giornata per l’Università Cattolica
e in preparazione al Centenario dell’Ateneo

Caro cattolico italiano,
mi permetto di raggiungerti con questa domanda un po’ indiscreta e provocatoria, perché mi sembra una questione troppo trascurata e troppo necessaria. Siamo stati travolti dalla pandemia. Le abitudini sono state sconvolte, ciò che era ovvio è risultato impossibile, i luoghi comuni si sono rivelati sciocchezze, le pratiche rassicuranti si sono rivelate pericolose. Siamo stati travolti non solo dalla pandemia, ma anche da un’alluvione di parole, di allarmi, di previsioni catastrofiche; confusi con rassicurazioni sospette e slogan pittoreschi: “Andrà tutto bene”; “Niente sarà più come prima!”.
Ci siamo trovati impastoiati in protocolli, siamo diventati esperti di minuzie, abbiamo preso l’abitudine di sindacare con la sicurezza perentoria dell’esperto a partire da un titolo di giornale, da una dichiarazione dell’esperto ospitato in un dibattito televisivo.
La preoccupazione di ciascuno per sé e per i suoi, per il presente e per il futuro si è mescolata con discorsi generali e reazioni arrabbiate. Non so che immagine ti sei
fatto del tempo che stiamo vivendo. Io lo paragono all’esperienza della barca dei discepoli assalita dalla tempesta durante la traversata del lago di Galilea: lo spavento genera reazioni scomposte, grida e invocazioni, forse anche ingiurie. Per questo non darei troppo peso alle intemperanze della comunicazione di questo periodo. Ritengo che ora, se le acque si sono calmate, non sarebbe giusto passare oltre, come se il caso fosse chiuso.
Sono sorte troppe domande, si sono manifestate troppe virtù ignorate, sono emerse troppe meschinità. Si vorrebbe capire, sarebbe doveroso interpretare.

Ci vorrebbe un pensiero.

1. CI VORREBBE UN PENSIERO

La questione del pensare sembra infatti un po’ fuori moda e persino piuttosto bizzarra, eppure centrale in questa nostra epoca.
Il pensiero si applica con successo in tanti campi e produce risultati meravigliosi. L’intelligenza si applica al calcolo, alla progettazione, alla previsione, alla ricerca di soluzioni di problemi tecnici,  finanziari, sanitari, sociali.
I risultati sono veramente stupefacenti e l’umanità può esserne fiera. Coloro che sono indaffarati e orgogliosi di questa applicazione dell’intelligenza sentono forse con un certo fastidio la domanda sul senso di quello che si sta facendo. I risultati ottenuti e il profitto che ne consegue bastano a giustificare l’impegno. Chiedersi “perché?” può risultare un fastidio, una distrazione, l’invadenza di una pretesa che viene da un altro mondo, che parla un’altra lingua. Si può insinuare il sospetto che si voglia porre un limite, imporre un criterio estraneo, proprio in quel campo in cui per condurre oltre la ri-
cerca, il limite deve essere superato e il criterio è il risultato.
Mi faccio invece voce di una sapienza che ha percorso i secoli e che si propone come una presenza amica ad ogni buona intenzione e ad ogni buon uso dell’intelligenza. E perciò domando: cattolico italiano, che cosa pensi?
Nel pensiero moderno e nella sensibilità contemporanea si percepiscono atteggiamenti sprezzanti e luoghi comuni che squalificano il credente come se credere impedisse di pensare.
Nel cattolicesimo moderno e contemporaneo si percepiscono anche atteggiamenti di reazione stizzita verso la cultura contemporanea, verso i risultati della scienza così presuntuosa e così impotente di fronte all’epidemia, all’imprevisto. Ritrovo in alcuni ambienti cattolici una sorta di compiacenza a denunciarne i fallimenti, un’apologetica aggressiva che tende a squalificare l’immaginario interlocutore piuttosto che a entrare in dialogo con le persone.
Pensiero “laico” e pensiero “cristiano” si sono estraniati reciprocamente, convivono senza incontrarsi e senza stimarsi. A mio parere sarebbe tempo di riconoscere che si tratta di forme di ottusità, appassionate di astrazioni, di frasi fatte e in sostanza di una indifferenza verso la verità. Se un tempo i credenti potevano essere considerati imbarazzati di fronte alla sfida del pensiero, oggi si propongono come interlocutori fieri di poter affrontare le questioni fondamentali, senza complessi, se non quello di essere impopolari perché “non politicamente corretti”. Infatti la domanda sul perché delle cose, sul senso ultimo della vita e sulla verità è per i cristiani intrinsecamente legata alla speranza, alla preghiera, alla lode.
I testi in cui si consegna all’umanità la rivelazione cristiana, nel suo inscindibile legame con la rivelazione custodita dalla tradizione di Israele e la tradizione cristiana che li ha infaticabilmente approfonditi in tutti i contesti culturali, in tutte le lingue in cui il cristianesimo è stato accolto, convincono anche la nostra generazione a non censurare le domande ultime, a non rassegnarsi a subire il limite imposto al pensiero dal pregiudizio che “verità” sia una parola sospetta e che l’evidenza più indiscutibile sia la destinazione di ogni essere vivente a morire. Nella tradizione biblica e cristiana si propongono testi di inesauribile fascino e profondità per condividere con i fratelli e le sorelle la visione del mondo, della storia, della vicenda umana: l’intenzione di Dio iscritta nella creazione, la vocazione personale a vivere, ad amare, ad essere felici, la promessa di vita eterna. Insomma la verità della vita è che è un dono, una responsabilità, una promessa. Ma la pandemia ha contribuito a insinuare il sospetto che Dio sia assente o, addirittura, che per una qualche strana ragione sia all’origine del male. Perché ci è capitato questo? Perché Dio non ha fermato il virus? Perché? Perché?
Cattolico italiano, che cosa pensi? Che cosa pensi della vita e della morte? Che cosa pensi del bene e del male? Che cosa pensi della tua presenza in questo Paese? Che cosa pensi del futuro e della speranza? Il pensiero cristiano è sinfonico: accoglie sensibilità e tradizioni diverse che arricchiscono la visione del mondo senza ridursi alla ripetizione di formule, senza una uniformità noiosa. Il pensiero cristiano è pluriforme e insieme unitario, si esprime in molti linguaggi, forme diverse che contribuiscono a dare lode a Dio e speranza all’umanità. Sotto ogni cielo, in ogni tempo, in ogni lingua e cultura
le domande sono ineludibili: il riferimento comune alla rivelazione di Gesù e la ricerca contribuiscono a una visione condivisa così armonica e così persuasiva che possa ospitare tutte le singolarità di accenti e di punti di vista.
Si tratta, però, di un “pensare”. Non solo di parole, non solo di tradizioni, non solo di celebrazioni, non solo di opere da compiere. La vita cristiana pratica tutte queste strade e tutte sono irrinunciabili.
Qui si vuole porre la questione di una visione cristiana della vita, di Dio, del mondo che sia frutto di una intelligenza credente, critica, esercitata nell’argomentare, disponibile ad affrontare gli interrogativi nuovi e antichi, coraggiosa nell’esercitare un giudizio sul presente e nell’immaginare il futuro. Non basta deprecare l’ignoranza dei cattolici sui contenuti della loro fede; si dovrebbe proporre molto di più: un pensiero adulto, rigoroso, attento e paziente, perché la verità cristiana si riveli nella sua bellezza, nella sua altezza e profondità.
Cattolico italiano, che cosa pensi? Il cattolico non pensa mai da solo. Non è un intellettuale che si isola in un laboratorio o in una biblioteca, geloso dei risultati e compiaciuto di sé. Apprezza il tempo per la ricerca personale, il tempo del silenzio, il contesto favorevole alla riflessione e alla meditazione, ma ritiene la ricerca un servizio per la comunità, la società, il bene comune: perciò cerca l’incontro, apprezza il dialogo e il lavoro in équipe, si lascia coinvolgere nella vita della Chiesa. Il pensiero cristiano, poiché impara a riconoscere in Gesù la rivelazione della gloria di Dio, vive in  un’amicizia.
Si sviluppa in un desiderato dialogo. Ha una irrinunciabile dimensione ecclesiale. Legge i libri non come si visita un magazzino di pensieri, ma come si dialoga tra fratelli, nella comunione dei santi. Il pensiero cristiano non può sopportare l’uniformità che mortifica la singolarità delle persone, desidera però essere sinfonico. Riconosce infatti e ringrazia per la comunione che l’ha generato. Il cristiano conosce infatti la verità come relazione: nasce dal dono di Dio che realizza la comunione con Gesù che è la verità, senza separare la libertà dalla verità.
Cattolico italiano, che cosa pensi? Il cattolico non pensa mai fuori dalla storia, perché il suo principio è l’incarnazione, principio scandaloso per il pregiudizio religioso che separa Dio dal mondo, ma principio beatifico per ogni figlio di uomo. Vivendo nella storia, pratica tutti i luoghi, tutti i tempi, tutti gli ambiti della vita umana e in tutto è ispirato dalla visione elaborata dal suo pensare. Perciò il pensare cristiano si incarna senza troppi complessi in ogni contesto.
Anche in Italia! Il cattolico italiano ama l’Italia: constata con fierezza l’immenso patrimonio d’arte, di attività economiche, di organizzazioni sociali, di forme di assistenza e solidarietà, di santità, di cultura, al quale i cattolici italiani hanno dato vita. Il cattolico italiano può essere fiero. Certo, riconosce che il cattolicesimo non è stato protagonista solitario della storia d’Italia.

Riconosce anche gli errori, i danni, le cattiverie ai quali i cattolici non sono stati estranei. Insomma i cattolici si sentono italiani. E la Chiesa cattolica, nella sua forma istituzionale, sente responsabilità per il Paese e invoca che maturi una generazione di cattolici pensanti e appassionati all’altezza della sua storia.
Naturalmente in Europa! Il cattolico italiano si sente europeo, considera la storia dell’Europa come la propria storia, lungo tutti i secoli del fiorire, del declinare, delle scandalose lotte fratricide, degli esaltanti propositi di pace, dello sviluppo del pensiero cristiano e anti cristiano, dello sviluppo di tutte le arti, le scienze, le tecniche. Ma in questo tempo, in particolare, il cattolico italiano vive l’Europa come una responsabilità e un compito. Sente infatti di dover contrastare le tentazioni di ridurre l’Europa a una organizzazione di affari, a una burocrazia complicata, a una pressione per una interpretazione distorta della cultura e della libertà, a una pastoia per lo sviluppo dei singoli Stati. Sente di dover contribuire a costruire l’Europa dei popoli, l’Europa dei valori, l’Europa che ha un messaggio originale e costruttivo in un contesto internazionale di politiche regionali violente e di globalizzazione economica mortificante e funzionale ad arricchire i ricchi.
In Italia e in Europa il cattolico si trova a proprio agio, si confronta volentieri con le sfide che si devono affrontare, con le differenze di opinioni, i contrasti di interessi, le memorie ferite e le presunzioni aggressive. Si rende conto che, insieme con le buone intenzioni, ci vorrebbe un pensiero, un pensiero condiviso, un pensiero che apra alla speranza. Insomma un pensiero cattolico.
Il cattolico italiano, che si sente cittadino europeo, si sente chiamato a una visione del mondo, di ogni popolo, lingua e nazione, che vi riconosce la vocazione universale alla fraternità: perciò coltiva un pensiero aperto a ogni cultura, con rispetto e interesse, con grande desiderio di incontro, di confronto, di condivisione.
Cattolico italiano, che cosa pensi? Il cattolico entra in argomento. Entra in tutti gli argomenti. Pratica tutte le discipline, le professioni, le responsabilità pubbliche. Persegue, come tutti, le competenze necessarie per farsi apprezzare e realizzare le sue aspettative in ambito sociale e professionale. Sa che la mediocrità è una merce senza mercato. Come ovvio, il cattolico italiano fa di tutto, come tutti. Ma nell’esercizio della sua professione, che si tratti di occupare una cattedra universitaria, di lavorare in una officina, di essere studente in università, di dirigere una impresa o di gestire un negozio, o di qualsiasi altra cosa, spesso è preso da una inquietudine. L’essere cristiano impone delle domande, perché vive l’incessante ricerca del bene. Impone domande: questa economia è coerente con la verità dell’uomo? Questi orari, questi guadagni, questi stili di rapporti, questa organizzazione del lavoro sono buoni? Sono inevitabili? Contrastano con i valori in cui credo? I prodotti che offriamo, lo stipendio che riceviamo, la gestione dei soldi come si combinano con il nostro essere cristiani? I criteri che usiamo per amministrare la giustizia, per curare i malati, per costruire le case, per affittare gli appartamenti, da che cosa sono definiti? Si può forse fare anche diversamente e fare meglio? Insomma ci vorrebbe un pensiero.
Ci vorrebbe un pensiero che offra criteri per costruire, strumenti per leggere la realtà, spunti critici per migliorare, modi di operare promettenti per una crescita armonica dell’insieme.
Ci vorrebbe un pensiero che sia in grado di offrire un contributo sostanziale e qualificante a quel “patto educativo” proposto da Papa Francesco, che sta animando riflessioni e iniziative in tutto il mondo. In molti infatti, di ogni fede e orientamento, hanno recepito l’urgenza di “mettere il pensiero” sull’educazione, in quanto unica chiave di accesso ad una umana convivenza, pacifica, rispettosa e aperta al futuro. Un pensiero cattolico vivace, solido e generoso, capace di dialogo, costruttivo: non è questo il compito più essenziale ed entusiasmante per questa nostra grande e amata Università Cattolica?

2. L’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE:
L’AUDACIA PER AFFRONTARE LE SFIDE

La ricorrenza del Centenario della fondazione dell’Istituto Toniolo nel 2020 e la celebrazione del Centenario della nascita dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nel 2021 sono un atto di riconoscenza verso un gruppo di cattolici italiani, sapienti e lungimiranti, verso uomini di Chiesa che hanno promosso e sostenuto l’iniziativa, verso un popolo innumerevole di donne e di uomini che in tutta Italia hanno promosso con convinzione il sostegno spirituale e finanziario del sogno dell’Università dei cattolici italiani, avvalendosi anche dell’Associazione Amici, realizzata dall’Istituto Toniolo, su suggerimento di Pio XI. L’Università è nata dal cattolicesimo italiano di un secolo fa, in tempi complicati per tanti aspetti, anche per il discredito della cultura del tempo verso la Chiesa. Un ampio movimento popolare e la presenza di personalità autorevoli e intraprendenti hanno vinto le diffidenze e hanno dato segni convincenti della rilevanza obiettiva del patrimonio e del contributo dei cattolici per la formazione e la ricerca a beneficio di tutto il Paese.
La storia di questi cent’anni racconta di risultati che sembravano impossibili, di difficoltà che sembravano insormontabili, di eccellenze unanimemente riconosciute, di uomini e donne che, grazie alla formazione ricevuta e agli ideali condivisi, hanno contribuito in modo significativo alla storia del nostro Paese, alla Costituzione della Repubblica, alla ricerca e alla formazione delle nuove generazioni. In questa ricorrenza centenaria l’Università Cattolica vive, come tutte le istituzioni milanesi, un momento di sconcerto. Dopo un incremento di prestigio, segnalato dall’aumento delle iscrizioni, dalla qualità
delle ricerche, dalla dimensione europea e internazionale delle sue relazioni istituzionali, dall’attenzione pedagogica, dalla dedizione del personale amministrativo al buon funzionamento della istituzione, il nuovo anno accademico si apre con interrogativi inediti e con non poche apprensioni. Tuttavia l’Università Cattolica rinnova il suo impegno nella duplice direzione essenziale della sua missione: l’impegno pedagogico e didattico, perché ogni studente possa dare il meglio di sé e trovare le condizioni favorevoli per sviluppare le sue qualità e crescere nella responsabilità di mettere a frutto i suoi talenti per il bene comune; e l’impegno per la ricerca scientifica, orientata a dare testimonianza che la visione cristiana del mondo, della vita e della persona propone in ogni campo del sapere risultati di eccellenza scientifica e di valore umanistico. Le tempeste che hanno agitato la vita dell’Università Cattolica sono state violente e non sono passate senza lasciare ferite: ma la fiducia in Dio, la passione per il bene comune, la determinazione a mettere a frutto i propri talenti hanno motivato uomini e donne di grande fede e di grande competenza a raccogliere le sfide e a continuare a servire la cultura italiana e il pensiero cristiano nel Paese.
L’Università ha un contributo da offrire per rinnovare e rilanciare un “pensiero cattolico” che sia all’altezza delle grandi sfide che la Chiesa deve affrontare.
Troviamo una ispirazione provocatoria nelle parole di Papa Francesco: «I cambiamenti non sono più lineari, bensì epocali: costituiscono delle scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed elaborare il pensiero, di rapportarsi tra le generazioni umane e di comprendere e di vivere la fede e la scienza» (Discorso alla Curia, 21 dicembre 2019). E dunque, «poiché non siamo più nella cristianità – è ancora il Papa che parla – non siamo più gli unici che producono cultura, né i primi, né i più ascoltati», qual è il nuovo orizzonte, quale il nuovo compito, quali le nuove responsabilità per la più grande istituzione formativa e culturale del cattolicesimo italiano?
Per tutti noi l’impegno per trasformare la celebrazione del passato in un benvenuto al futuro comporta di confrontarsi con le sfide di questo tempo, di convincere che in ogni ambito il bene comune è preferibile al massimo profitto di una parte, la saggezza della sobrietà è alla lunga più produttiva dello sfruttamento, le novità affascinanti della tecnologia per essere ben gestite devono attingere alla sapienza dei secoli. I ricercatori, i docenti, il personale di ogni ufficio, gli studenti sono chiamati non solo a rendere possibile conseguire titoli accademici promettenti per una carriera professionale, ma a condividere un pensiero che interpreti la vita come vocazione, la competenza come responsabilità, il potere come servizio, il futuro come tempo di missione, l’esito finale come desiderabile terra promessa che merita di essere sperata.
Come Istituto Toniolo vogliamo dare un impulso specifico a questa stagione di felici ricorrenze centenarie “mettendo il pensiero” sui grandi temi che toccano la natura stessa dell’Università: il patrimonio ereditato dai fondatori, il compito generativo di un soggetto cristiano, la “costruzione di un villaggio dell’educazione” che è la prospettiva indicata da Papa Francesco nel Patto Educativo Globale. Abbiamo scelto come titolo per la prossima Giornata per l’Università Cattolica “Alleati per il futuro” e ci disponiamo insieme ad aprire un secolo nuovo e non limitarci a chiudere quello che finisce.

CONCLUSIONE

Insomma: la sapienza di un popolo! La Chiesa cattolica ha scritto la storia e la geografia d’Italia, ha contribuito a dare forma alle istituzioni e ai costumi perché è il popolo di Dio. Non una folla anonima di “gente semplice”, non una gerarchia definita nel suo ruolo, non una élite di intellettuali, ma un popolo radunato dalla fede, dal senso di appartenenza alla tradizione, dalla responsabilità della missione di seminare speranza di vita eterna, dall’impegno di costruire un convivere fraterno, solidale, libero. L’Università Cattolica del Sacro Cuore è nella Chiesa italiana, è per la Chiesa italiana. È nata dalla fierezza di cattolici italiani illuminati e appassionati, desiderosi di dare un contributo alla ricerca, alla società, alla comprensione cristiana della realtà.
Per continuare la missione, per tener viva la tradizione, per affrontare il presente e il futuro, la Chiesa italiana avverte l’urgenza di una nuova freschezza di pensiero, di una inedita scioltezza del dinamismo delle relazioni tra le diverse componenti della comunità cristiana, di una coralità più semplice e cordiale.
In questa urgenza tutto il popolo di Dio può trovare nell’Ateneo una istituzione provvidenziale. In questa urgenza l’Università Cattolica è chiamata a mettersi a servizio delle domande e delle sfide che sorgono nel popolo di Dio e nella società che guarda alla Chiesa aspettandosi nuovi frutti di sapienza e di scienza.
La celebrazione della Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore è occasione per l’Istituto Toniolo nell’anno centenario della sua fondazione per rivolgere una sorta di incoraggiamento, quasi un appello alla Chiesa italiana e ai suoi pastori.
Chiesa italiana, abbi fiducia! Abbi fiducia nel pensiero! Abbi fiducia nella ricerca! Abbi fiducia in quel convergere di pensieri, punti di vista, ricerche nella pluralità di discipline e competenze chiamate a comporre la sinfonia della cultura che si chiama Università.
Università Cattolica del Sacro Cuore, abbi fiducia! Abbi fiducia nella possibilità di offrire alla Chiesa italiana il contributo di cui ha bisogno, il pensiero che cerca, le competenze necessarie perché la missione di servire il Vangelo parli le lingue di questo tempo, entri senza complessi nel dibattito, si faccia carico delle domande e delle inquietudini della gente di oggi.

20 settembre 2020
+Mario Delpini
Presidente dell’Istituto Toniolo

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